Il ruolo dell’educatore o che dir si voglia, di un allenatore o animatore nella vita di un giovane è di assoluta importanza.

Deve essere una figura autorevole, comprensiva, capace di aiutare il giovane nel perseguimento dei propri sogni e delle proprie aspirazioni.

Deve gestire, istruire e indirizzare il ragazzo in crescita nel miglior modo possibile durante tutto il suo percorso verso la maturità. Una figura che deve necessariamente essere rispettata e mantenere un’autonomia di scelte che non devono penalizzare il giovane.

Negli ultimi anni, tuttavia, il non semplice periodo dell’adolescenza ha trasformato la figura degli allenatori/animatori che vivono in mezzo agli adolescenti: la loro figura è diventata sempre più quella dell’amicone, del migliore amico.

Credo sia necessario tornare ad una pedagogia più verticale, dove gli adolescenti stessi, ma anche le persone che di essi si occupano, pur avendo stesse domande hanno invece risposte differenti. Proprio perché diversi tra loro.

Chi ha un’età adulta non può stare in mezzo al mondo adolescenziale condividendone le sue inquietudini con un’adolescenza di ritorno.

Occorre invece far capire ai giovani la bellezza dell’essere adulto, del ruolo di chi educa, con testimonianze autentiche.

A mio avviso, negli ultimi anni, questa differenziazione, questo rispetto dei ruoli, non ha funzionato. Chi è grande, ossia l’educatore, non vuole riconoscere la propria età.

Come possiamo pensare che i giovani abbiano voglia di crescere e prendersi delle responsabilità e diventare finalmente “Grandi” se chi grande lo è veramente porta una testimonianza di ricerca ossessiva di un’eterna giovinezza….

Sono convinto che lo sport potrebbe intervenire nel sottolineare questo necessario distacco, soprattutto quello di squadra.

Le caratteristiche principali dello sport di squadra sono: avere un obbiettivo chiaro, un modo di giocare consapevole, ma soprattutto quello di avere dei ruoli ben definiti.

Senza questi requisiti non si riuscirà ad essere vincenti non solo tecnicamente ma anche nel campo associativo ed educativo.

Tutto questo comporta impegno, coerenza, “fatica”, ma può essere un giusto messaggio per gli adolescenti.

Credo profondamente che lo sport sia una metafora della vita e mi permetto di portare un esempio personale. Nell’ultimo periodo ho riscoperto la “fatica” della corsa, la bellezza del correre lunghe distanze. La corsa lunga e faticosa, per raggiungere la meta passo dopo passo, la continua sfida a migliorare di un millimetro la tua prestazione. La vita a volte è faticosa come una corsa, ma per raggiungere un obbiettivo è “bello” riscoprire come sia determinante il faticare.

Mauro Tomatis

Presidente Csi Cuneo

Gli auguri di Papa Francesco per i 75 anni del Csi 

In occasione del 75° anniversario dalla fondazione del Centro Sportivo Italiano,Papa Francesco ha ricevuto in udienza i Presidenti e gli Assistenti Ecclesiastici di tutti i comitati, guidati dal Presidente Nazionale Vittorio Bosio e dall’Assistente Ecclesiastico Nazionale don Alessio Albertini.

“DISCOBOLO D’ORO AL MERITO”  per i 75 anni di attività sul territorio

Il riconoscimento è stato consegnato al presidente del comitato cuneese, Mauro Tomatis, direttamente dalle mani del presidente nazionale Vittorio Bosio, intervenuto a Cuneo con don Alessio Albertini, assistente ecclesiastico Csi nazionale, in occasione dei festeggiamenti per il 75esimo di fondazione dell’ente sportivo provinciale.